Conosci lo stato di idratazione del tuo corpo?
Prevenire la disidrazione significa contrastare efficacemente numerosi disturbi tra cui:
- stitichezza
- dolori articolari aspecifici
- mal di testa
- rughe
- problemi gastrici anche importanti che sfociano in disturbi più gravi e patologie
- difficoltà al dimagrimento
- mal di schiena
- cellulite
Tra i sintomi che ci fanno presupporre di essere disidratati riportiamo:
- difficoltà di concentrazione
- senso di forte sete solo in momenti precisi della giornata
- non sete
- senso indigesto dell’ acqua
- scarsa sudorazione
- calo della performance in atleti senza apparente spiegazione
- debolezza e affaticamento
- crampi muscolari
- urine di colore scuro
- vertigini
- palpitazioni
- ansia
- pelle e mucose asciutte
- pressione bassa
- sonnolenza
- torpore
Per poter parlare di acqua, e quindi dei problemi da essa legati, bisogna approcciare l’ argomento da un punto di vista scientifico e incominciare indicando i parametri fondamentali con cui si valuta un soggetto e il suo stato di idratazione.
I fluidi del corpo umano sono ripartiti in acqua corporea totale (TBW), distribuita nei compartimenti intracellulare (LIC) ed extracellulare (LEC), questo a sua volta suddiviso in intravascolare ed interstiziale.
A questa come descritto sopra è convenzionalmente assegnata la sigla TBW, mentre l’acqua extracellulare viene identificata con ECW.
Questi due valori sono molto importanti e la loro analisi distinta permette precise valutazioni; infatti la definizione di corretta o anomala idratazione è in particolar modo legata al comparto ECW.
Questa considerazione è necessariamente legata alla conoscenza che tutte le modificazioni funzionali e fisiologiche della variazioni dei liquidi corporei, in assenza di patologia, sono a carico appunto del comparto extracellulate (ECW).
Per proseguire con il nostro ragionamento è utile considerare il corpo umano come un agglomerato di cellule immerse in acqua, la cui corretta idratazione ci avvicina allo stato ottimale di salute.
Ancor più semplicemente possiamo immaginare un cilindro pieno di acqua dove sono immerse moltissime palline sempre piene di acqua.
Un perfetto equilibrio della somma dell’acqua contenuta nelle palline, in relazione all’acqua che le circonda, corrisponde e predispone il nostro organismo ad un ottimo funzionamento, quindi ad un alto potenziale di benessere.
Poter misurare in modo preciso ed oggettivo tutto questo è semplicemente fantastico.
Lo strumento di analisi per questa valutazione è il bio-impedenziometro che fornisce al professionista le informazioni più utili.
Non è questa la sede per pubblicizzare uno strumento in particolare, ma per gli addetti ai lavori è inutile sottolineare che lo strumento in questione deve sempre essere validato e supportato da letteratura scientifica.
Con esso possiamo conoscere quanta acqua è presente nel corpo, dove e come è ripartita nei 2 spazi (comparti) sopra-citati.
Ma soprattutto possiamo sapere, grazie anche alla collaborazione con il medico, come intervenire per migliorare la situazione.
Qui la capacità del tecnico è determinante, perché può evitare false interpretazioni in grado di alterare le valutazioni.
Basti pensare alle letture imprecise di situazione che portano a valutare un soggetto come disidratato, trascurando il fatto che invece è la sua obesità ad essere fattore determinante.
In presenza di alte percentuali di massa grassa infatti la valutazione dell’acqua in rapporto al peso risulterà sempre bassa rispetto ai valori teorici di riferimento, anche quando il soggetto in questione non risulta affatto disidratato.
La tecnologia rimane uno strumento in grado di fornire misure.
L’interpretazione resta un compito del professionista. Non dimentichiamolo mai…
La bio-impedenza indaga i parametri bio-fisiologici del corpo ed in particolar modo, come abbiamo gia detto, indaga l’idratazione corporea.
Chi la utilizza conosce bene questi parametri?
Nel metabolismo dell’acqua entrano in gioco la biochimica della nutrizione, il sistema ormonale, le risposte fisiologiche date dai vari stress quali allenamento, patologia e/o condizioni ambientali specifiche e non ultime le situazioni emotive che possono generare stress elevati.
Chi vi sottopone i test, conosce quali e come i sistemi del corpo umano modificano la distribuzione di liquidi?
Alla luce di quanto detto è sorprendente quanti campi di applicazione vi siano per il corretto utilizzo della bio-impedenziometria.
Da più di dieci anni utilizzo con enormi soddisfazioni questo strumento e ho sperimentato personalmente che è possibile collaborare con il medico in svariate situazioni tra cui:
-supporto e supervisione per dietologi
-verifica degli effetti di un farmaco antipertensivo
-monitoraggio dell’aumento di peso di una persona in gravidanza
-consulenza al medico-ginecologo per le preziose indicazioni che dovrà suggerire alla futura mamma
-monitoraggio dell’esito di un trauma per informare l’ortopedico quando l’edema è ridotto
-valutazione dell’efficacia di un percorso di recupero motorio di un arto infortunato
-supervisione di allenatori e preparatori atletici per la modulazione degli allenamenti
-supporto a psicologi e nutrizionisti per sapere se le persone affette da disturbi del comportamento alimentare stanno migliorando
-consulti a genitori per affermare con certezza se la loro figlia che sta seguendo una dieta è in salute o è il caso di inviarla al medico curante
– consigli ad atleti di tutte tipologie per i loro allenamenti e la loro alimentazione
Una semplice variazione dell’idratazione del 2-3 % può significare il calo anche del 10% della performance sportiva, differenza che in una gara importante può voler dire medaglia e gloria o sconfitta e ritiro.
Ci sono veramente enormi soddisfazioni per chi utilizza questo strumento e si occupa di attività fisica e salute a 360°, ma non posso sottrarmi dall’affermare che, in particolare nel mio settore, ci sono scarse competenze e poche idee di come proporre adeguatamente il nostro servizio.
Io penso, ad esempio, che il servizio di un personal trainer non dovrebbe comprendere mai il pagamento di singoli test e valutazioni specifiche come la bio-impedenza.
Non siamo medici e non facciamo diagnosi per cui ricevere compensi.
Troppi dimenticano questo particolare.
Il bagaglio di conoscenza e l’utilizzo di tecnologia e strumentazione qualificano il personal trainer e gli possono permettere un riconoscimento economico migliore, ma ancor prima questi strumenti dovrebbero servire a tutti gli effetti a conquistare clienti e fidelizzarli.
Ricordiamoci che hobby e professionismo sono completamente opposti.
Chi vuole avere successo deve presentarsi sul mercato con tutte le carte in regola legalmente e fiscalmente ed investire risorse di tempo, economiche e culturali in questa professione che troppo spesso è improvvisata e quindi classificata solo come modaiola.
Un test che può aiutare una persona a risolvere un problema non dovrebbe essere fatto pagare ma, attraverso un atteggiamento propositivo, permetterci di acquisire clienti.
Un nuovo cliente è prima di tutto la gioia di conoscere ed aiutare una nuova persona…
La disponibilità verso gli altri, la competenza tecnica, la conoscenza del contesto e la grande duttilità mentale sono qualità di un professionista stimato che sa proporre il proprio servizio con interesse e coinvolgimento.
Questa è efficacia.
“L’acqua vince su tutto perché si adatta a tutto”
Lao Tse, filosofo cinese.
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Ottimo articolo Ste…come sempre!