Una prima risposta potrebbe darvela il vostro vicino di casa, infatti da una recente indagine è emerso che 10 milioni di italiani si sono affidati alle cure di un’osteopata, praticamente 1 su 5 e il 90% di questi si è ritenuto soddisfatto.

Da qui possiamo dedurre che ogni 5 o 6  persone che conoscete almeno una di questa ha sperimentato un trattamento osteopatico.

Chiedendo a queste persone, scoprirete una cosa interessante, ovvero che i motivi del consulto, se pur prevalenti per problematiche dell’apparato muscolo scheletrico, sono realmente molto varie tra loro.

Questo trasmette con chiarezza quanto rilevante sia oggi il lavoro di un osteopata anche se poco chiarisce il perché di questa scelta terapeutica.

Con questi numeri naturalmente  non è in discussione l’efficacia di questa disciplina medica, tuttavia allo stesso tempo non è così chiaro come lavora un’osteopata.

Su cosa poggia l’efficacia dell’osteopatia?

Non potendo qui, per ovvi motivi, sviscerare ogni dettaglio delle fisiologia con cui “dialoga” l’osteopata vi citerò alcuni esempi per comprendere i fondamenti di quella che più correttamente si dovrebbe poter chiamare medicina osteopatica. Se vi interessasse approfondire, vi consiglio la lettura di questo ottimo testo:  Fondamenti fisiologici della medicina osteopatica di Irvin Korr

Cercherò quindi di descriverne, se pur in modo semplificato, le basi per capire come questo approccio funziona e come può essere efficace quando applicato ad esempio ai disturbi del neonato e del bambino fino ad arrivare alle problematiche complesse e spesso croniche dell’anziano.

Iniziamo da un’affermazione fondamentale, Compito del medico è cercare la salute, tutti sanno trovare la malattia”.

Queste testuali parole citate da  A.T.Still, padre fondatore dell’osteopatia alla fine del 1800 possono apparire ovvie e scontate e al tempo stesso, ogni volta che le leggo, sono per me illuminanti per quanto aprono ad un interrogativo al quale fino ad oggi la medicina non ha ancora saputo dare una  risposta esaustiva.

Se ad esempio chiediamo ad un medico di rispondere alla domanda:”cos’è la salute?”  difficilmente potrà dare una risposta precisa e completa.

Naturalmente conosciamo cosa dice l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in merito alla salute e allo stesso tempo risulta difficile definirla con chiarezza, ancora meno misurarla.

Sarebbe interessante conoscere quale risposta potremmo ricevere se ci rivolgessimo al nostro medico chiedendo: “Dottore potrebbe dirmi quanta saluto ho?”.

Tanto appare chiaro al medico cosa sia la malattia e come essa possa essere classificata tanto risulta difficile descrivere, in particolare su base scientifica, cosa sia la salute.

Con tono sarcastico restiamo in attesa che la ricerca medico scientifica ci metta a disposizione un “salutometro”.

Nel frattempo per iniziarne a comprenderne i confini dovremmo accettare di descrivere la salute in termini più filosofici e quindi di includervi un concetto allargato che non può, ad esempio, escludere aspetti come il piacere di vivere, la qualità della vita sociale, la serenità, le condizioni economiche, le relazioni, l’attitudine motoria, l’esercizio fisico, etc…, almeno tanto quanto i parametri classicamente medici come ad esempio la pressione arteriosa, la colesterolemia o la quantità di zuccheri presenti nel sangue.

Cos’è la Salute?

Vi invito ad approfondire leggendo questo scritto uscito nel 2009 su di una prestigiosa rivista medico scientifica che per cercare di rispondere a questa domanda: “What is health?/Cos’è la salute?” giunge ad una risposta molto interessante, riuscendovi proprio grazie alla digressione filosofica del problema e rispolverando un opera bellissima di un medico filosofo Georges Canguilhem dal titolo: “Il normale e il patologico”.

L’editoriale apparso su “The Lancet” conclude dicendo che la salute si potrebbe definire come  la capacità soggettiva ed individuale dell’ uomo di adattarsi ed essere adattabile.

Bene, accettando un’estrema semplificazione cosa significa questo?

Esattamente che la “guarigione” di e da una malattia non è data dall’esterno ma piuttosto dall’interno, o piuttosto ancora dalla capacità di dialogo del “sistema uomo” tra ambiente “esterno” ed “interno”.

Risulta quindi fondamentale la capacità di questi due sistemi di entrare in relazione l’uno con l’altro; ben inteso che il termine “relazione” sia considerato nella sua più poliedrica definizione.

Scegliendo un esempio per facilitare la comprensione di quanto esposto sopra, potremmo dire che non è il farmaco che mi cura, bensì il mio sistema, che anche grazie al farmaco correttamente indicato dall’”arte” esercitata dal medico, riesce a favorire l’adattamento, e a far reagire la nostra complessità, quindi ad avviare un processo terapeutico che tende a ristabilire la salute e/o a ridurre l’impatto della malattia.

Concetto che riformulato a fronte dei contenuti espressi nell’editoriale di Lancet potremmo esporre cosi:

Il farmaco funziona sempre quando stimola correttamente il sistema salute (intrinseco uguale e differentemente espresso in ognuno di noi). Correttamente, potrebbe significare o equivalere alla capacità dello stesso di favorire una risposta e quindi  un nuovo adattamento, scelto e messo in atto dal nostro corpo se realisticamente migliore del precedente ristabilendo una sorta di “normalità” che nel caso dell’esempio applicato al farmaco si confina all’area di intervento specifica che il farmaco ha.

Questo appena espresso è un concetto fondamentale per capire e comprendere come e  perché l’osteopatia è una grande risorsa per la nostra salute, esattamente perché lo stesso principio appena descritto, è utilizzato dall’osteopatia.

La differenza tra il farmaco e l’uso dell’osteopatia emerge dal fatto che il farmaco dialoga attraverso il meccanismo biochimico mentre l’osteopata lo fa in modo più globale interagendo attraverso un accesso diretto al sistema muscolo scheletrico che  proprio grazie alla specificità della natura umana si espleta in ogni ambito corporeo, ne sono esempi chiari la possibilità di modificare il range articolare, il tono muscolare, gli aspetti circolatori sia vascolari che linfatici, perché tutti mediati dal sistema nervoso autonomo, mediatore e trasduttore principe della mano dell’osteopata.

Sono infatti le mani dell’ osteopata il solo strumento di lavoro, esse poggiano attraverso cute, muscoli ossa o articolazioni per avere un accesso al corpo sia che abbiano come bersaglio diretto un’articolazione sia che se si evidenzia la necessità di un’intervento prettamente muscolo scheletrico, ai visceri o cranio sacrale.

Questo è ciò che intendiamo riferito al dialogare con la capacità di adattamento del sistema che include ogni ambito corporeo nei suoi macro sistemi come quello nervoso autonomo, ormonale, cardiocircolatorio e li mette in relazione con l’ambiente circostante interno ed esterno.

Per questo motivo non è raro sentire dire ad un osteopata che l’osteopatia non cura alcuna malattia, piuttosto potremmo sentirci dire che l’osteopata “dialoga”con il sistema salute del paziente.

L’ osteopata “lavora” e “dialoga” con la Salute.

Come avviene concretamente questo dialogo?

Il trattamento dell’osteopata di fatto favorisce il dialogo tra i differenti ambienti corporei, quello esterno e quello interno facilitando il manifestarsi dell’adattabilità del sistema attraverso il sostegno relazionale tra questi.

Questo permette, a quello che per semplificazioni chiameremo “sistema salute”, di  lavorare  al meglio delle sue singole ed individuali possibilità!

In questo caso ad agire non sarà più la molecola chimica del farmaco, piuttosto il sapiente utilizzo della mano dell’osteopata che proprio a partire dall’ascolto dei tessuti permette ad esempio il ripristinarsi di una condizione favorevole di mobilità dove quest’ultima fosse venuta meno.

Indifferentemente che essa sia in capo ad un’articolazione, un muscolo, un organo o ancor più corretto un intera regione anatomica.

La manipolazione allo stesso modo del farmaco, ovvero quando applicata con la stessa arte medica genera e stimola il sistema verso una nuova strategia di adattamento che in relazione al potenziale di salute dell’ individuo ne favorisce quindi la guarigione e/o una risposta in contrasto alla malattia.

Osteopatia, Guarigione autoguarigione, cosa c’è di vero?

In questo caso non limitandosi ad un concetto astratto e talvolta usato a sproposito di guarigione, perché la guarigione è di fatto una tendenza intrinseca dell’uomo, quindi l’osteopatia di per se non guarisce nulla ma sostiene e favorisce l’agire di questo sistema.

Corretto sarebbe dire auto guarigione, infatti il risultato che si ottiene è  un nuovo adattamento anche in quei casi di situazione patologica di partenza.

Ad esempio se una patologia fosse definita ormai cronica e consolidata a seconda della sua severità  un approccio osteopatico potrebbe ottenere come risultato ultimo una riduzione di impatto negativo e generare miglioramento palese dalla persona che risponde con meno fatica a quella patologia.

Ne sono concreto esempio quei pazienti che se regolarmente trattati riducono il bisogno di farmaci come ad esempio emerge in persone con emicrania dove il trattamento osteopatico incide positivamente sulla riduzione dell’ assunzione di medicinali.

Sia chiaro, l’approccio osteopatico si rivolge con efficacia anche alla persona con patologia ma per sua natura non si costruisce ne tantomeno protocolla in relazione alla sintomatologia o ad una determinata malattia come invece succede nella logica di somministrazione di un farmaco.

Piuttosto l’ approccio osteopatico è elettivo nel “dialogo” con il sistema salute esattamente perché a guidare il trattamento è l’”ascolto” della persona nella sua interezza ponendo specifica attenzione dove è andato perduta la capacità di adattamento.

La mano: strumento altamente tecnologico.

L’osteopata è guidato dall’ascolto di quei tessuti dove la qualità e la quantità di movimento risulta assente, modificata o alterata.

Non ci si sorprenda di questo, una mano allenata può, a livello palpatorio, intercettare variazioni incredibilmente piccole.

 Dunque in relazione a quando fin qui detto anche in presenza di malattia è sempre possibile contattare la salute, aspetto determinante per favorirne la guarigione e/o la miglior possibilità di convivenza con la patologia che in tanti casi non può essere cancellata.

Ciò che va compreso è che in due persone con la stessa patologia la capacità di risposta e quindi la salute nei due soggetti può essere molto differente, questo grazie alla possibilità che la salute di quel sistema ha di esprimersi.

Tradotto due persone classificate come “uguali” in relazione al nome della patologia da cui sono colpiti  possono essere estremamente differenti se osservate dal punto di vista della loro capacità di adattamento.

La malattia pertanto è la stessa mentre il loro sistema salute no e quindi la risposta attesa può essere molto differente, dunque se la cura farmacologica si indirizza esclusivamente al contrasto della malattia non sempre stimola al meglio la possibilità di auto guarigione del sistema.

Questo passaggio così osservato appare ragionevole e contestualmente non sempre genera una personalizzazione della cura farmacologica, la scelta dell’osteopatia in questo frangente genera sempre approcci e trattamenti diversi perché l’interesse dell’osteopata è il sistema di risposta del soggetto che nel corpo di ogni singolo individuo è sempre differente.

Ne ho personalmente prova nel lavoro quotidiano dove con estrema serenità posso raccontare che in numerosi casi è proprio il trattamento osteopatico a generare un cambiamento del quadro clinico, favorendo l’efficacia della strategia farmacologica che spesso il paziente che si rivolge a me riferisce di stare facendo con esiti insoddisfacente fino al quel momento.

Sapere “normare” per essere “normali”

Il nostro sistema è in salute quando riesce a “normare” il suo funzionamento, questo “normare” racchiude in se proprio il significato di regolare e adattarsi continuamente per garantire la stabilità di efficientamento della nostra magnifica “macchina”vivente.

Da un certo punto di vista questo “normare” possiamo chiamarlo anche normale, e come possiamo riconoscere tutti è usuale associare alla stabilità e allo star bene la parola normale, magari non sapendo che dentro a questo “essere normale” c’è un la magnificenza del nostro sistema salute all’opera.

Normale dicevamo, fin tanto che non incontra ad esempio un agente patogeno, dove la nostra capacità di rispondere a questo evento, quindi di normare ci fa, prima cadere malati e a seguito dell’ efficienza del sistema normativo, guarire e tornare per l’ appunto in salute…

Tutto questo ci capita centinaia di volte senza che nemmeno ne abbiamo coscienza.

 Questo aspetto emerge chiaramente e si presenta rilevante ad ognuno di noi in tutti quei casi che per poter ristabilire la normalità genera una  richiesta di energie che si fa così importante tanto da richiederci un’attenzione al problema che si manifesta con una serie di sintomi.

 Ancora una volta questo problema può risolversi con un “semplice” aumento di riposo e/o con la richiesta di aiuto del medico e/o di qualche intervento a sostegno della nostra soggettiva capacità di normare.

Ora possiamo meglio capire che è davvero impossibile evitare che una persona si ammali, mentre potremmo avere successo se sosteniamo la nostra capacità di guarigione o meglio la nostra salute che come abbiamo visto è di fatto la nostra capacità di adattamento sia espressa nell’ambiente interno sia n quello esterno e in particolar modo di come riusciamo a mettere in relazione questi due ambienti.

Per ambiente interno intendiamo  la nostra fisiologia ovvero le regole a cui è sottoposto il nostro corpo  e per ambiente esterno tutti ciò che di fatto ci circonda con cui entriamo in relazione.

Chiariamo meglio: è ambiente interno ad esempio sia la pressione sanguigna o la glicemia del sangue  che la preoccupazione per un esame piuttosto che un’emozione di gioia o di tristezza, sono ambiente esterno l’aria, la temperatura, un incidente d’auto, l’inquinamento, una relazione amorosa, un virus o il morso di un cane…

Relazioni e salute sono sinonimi

Come il mio sistema risponde adattandosi a questi ambienti è di fatto il dono di  vedere la nostra salute in azione.

La complessità è palese, allo stesso tempo spero lo sia anche la comprensione macroscopica del nostro funzionamento…

L’osteopatia ha tra le sue peculiarità di dialogare con questo sistema e lo fa unicamente attraverso le mani dell’ osteopata.

Mani che debbono essere formate da anni di esperienza, capaci di integrare intelletto e percezione, conoscenze e intuizione.

Una sorta di Arte dalla capacità di ascolto che non può  pericolosamente esaurirsi solo nell’ anatomia della parte finale delle nostre braccia.

Accogliere l’insieme complesso di ogni uomo, in particolar modo quando indebolito da qualsiasi disturbo, è la base per instaurare la relazione senza la quale un processo terapeutico non può realizzarsi.

L’arte manipolativa è strumento naturalmente protagonista dell’osteopata ed è insufficiente alla cura, se non è sostenuta dalla presenza e da quell’ ascolto autentico che permette alla relazione osteopata – paziente di dare vita al dialogo relazionale che è il solo a creare le condizione perché la salute venga contattata in modo tale che essa trovi le condizioni ideali per esprimersi al meglio delle sue possibilità.

Ecco la premessa essenziale per cui può realizzarsi un processo terapeutico.

A differenza di altre discipline l’osteopatia non agisce in considerazione dei sintomi, piuttosto in relazione dove, attraverso l’apparato muscolo scheletrico la capacità di adattamento è venuta meno o si è ridotta.

La sua esclusiva modalità di valutazione manuale gli permette di realizzare una strategia terapeutica non necessariamente in relazione ai sintomi bensì all’osservazione e palpazione di quelle aree in cui è venuto meno l’adattamento.

Come? Utilizzando svariate e numerose tecniche che hanno il solo compito di dialogare e favorire in modo diretto o indiretto quello che naturalmente il nostro corpo cerca costantemente di fare, ovvero normare la situazione per ripristinare l’efficienza della nostra salute.

Così scopriamo che è possibile vederlo realizzato in diversi contesti o quadri disfunzionali.

Esseri umani

Per capirci ad esempio è possibile migliorare il recupero di una distorsione di una caviglia come intervenire a favore della riduzione dell’ipertensione arteriosa.

Il dialogo con il corpo è essenziale, e di fondamentale importanza per l’osteopata farlo attraverso il suo tocco di ascolto e modulazione del sistema neurovegetativo (SNA Sistema Nervo Autonomo)

Esattamente quel sistema del nostro corpo che essendo in contatto con l’ambiente interno e con quello esterno media questa relazione.

Dunque nessun miracolo e nessuna magia dall’osteopatia salvo invece riconoscere proprio come tali le capacità innate del nostro “ESSERE UMANI”.