Le statistiche sono pressochè concordi: l’obesità è un problema diffuso in tutto il mondo che colpisce gli adulti e che si sta radicando nei più giovani. Le conseguenze sulla salute sono pesanti.
Ecco i problemi a cui si va incontro e le possibili soluzioni.
Un’epidemia: così l’ha definita senza mezzi termini l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Stiamo parlando dell’obesità, un problema che affligge circa 300 milioni di individui – dati 2002 – e che è in costante aumento. Sono cifre pesanti anche in termini economici dato che i costi sanitari legati a questa patologia incidono dal 2% all’8% circa sui costi globali.
Se negli Stati Uniti la dimensione del fenomeno è doppia rispetto a quella europea, il vecchio continente registra un tasso di crescita progressivo. Consideriamo in particolare l’Italia: il nostro Paese l’anno scorso è risultato essere quello con il livello più alto di obesità infantile con 400.000 soggetti affetti (circa il 12% della popolazione infantile). E se si considera, come emerso in altre ricerche, che il 21,2% dei bambini italiani fra i 3 e i 6 anni è in sovrappeso o è obeso ci si rende conto di quanto il problema sia esteso.
I rischi per la salute
Ecco in sintesi cosa comporta, in termini di conseguenze per la salute, essere obesi quando si è bambini:
1 ?? problemi di tipo respiratorio (affaticabilità, apnea notturna)
2 problemi di tipo articolare (varismo, valgismo, ecc…)
3 disturbi dell’apparato digerente
4 disturbi di carattere psicologico
5 precoce sindrome metabolica( ipertensione, ecc…)
In età adulta, le conseguenze di chi è stato obeso da piccolo sono diverse a partire da una maggiore esposizione a patologie di natura cardiocircolatoria (ipertensione, coronaropatie) ma non solo: a livello muscolo-scheletrico si traduce in una insorgenza precoce di artrosi dovuta all’aumento delle sollecitazioni statico-dinamiche sulle articolazioni della colonna e degli arti inferiori, a livello metabolico il rischio si traduce in rischi maggiori di insorgenza del diabete mellito o di ipercolesterolemia. Sono poi da considerare i possibili disturbi alimentari fino ad arrivare allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico.
In generale l’obesità concorre all’incremento della mortalità.
Un problema, molte cause
Innanzitutto l’obesità è originata da un bilancio squilibrato tra il quantitativo di calorie assimilate e l’effettivo fabbisogno. In parole povere: si introduce ben più di quanto si brucia.
Se per l’individuo adulto è possibile dare un limite relativamente preciso di obesità e sovrappeso, calcolandolo in base all’Indice di Massa Corporea (o BMI, acronimo di Body Mass Index, risultante dal peso in kg diviso l’altezza in metri, al quadrato), per il bambino è più complesso. Tuttavia è possibile adottare il BMI come parametro: in questo caso si parla di sovrappeso se il peso supera il 10-20% mentre si parla di obesità se supera il 20%.
I riferimenti sono le tabelle di crescita che in età pediatrica sono espresse in percentili
(Vedi Tabella sotto)
Riguardo alle cause, il discorso si fa ancora più complesso in quanto l’obesità è la conseguenza di diversi fattori interagenti tra loro: a partire da una eccessiva o cattiva alimentazione, legata in maniera più o meno significativa a una ridotta o nulla attività fisica e a una predisposizione genetica. I casi originati da alterazioni ormonali sono rari.
Veniamo alla eccessiva/cattiva alimentazione: spesso si è portati a pensare che la voracità di un bimbo sia indice di ottima salute. Ciò è sbagliato, e ancor più sbagliato è pensare che lasciarlo mangiare senza regole sia solo salutare. Tra l’altro è dimostrato che un’iperalimentazione nei primi due anni di vita oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose (ipertrofia), determina anche un aumento del loro numero (iperplasia); la conseguenza sarà che da adulti si avrà una maggiore predisposizione all’obesità e una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti, perchè sarà possibile ridurre le dimensioni delle cellule, ma non sarà possibile eliminarle.
Non è questa la sede di discussione ma emergono studi dove sembra che l’atteggiamento delle mamme che propongono cibo al bimbo ogni volta che piange genera nel futuro adolescente e poi adulto un atteggiamento votato a mangiare ogni qual volta si presentino situazioni di stress…
Oltre che eccessiva, l’alimentazione di solito è anche di cattiva qualità: l’uso smodato di merendine, snack e bevande zuccherine e gassate è una pratica ormai molto diffusa. Inoltre il consiglio di inserire frutta o verdura nella dieta rimane spesso… lettera morta. Basterebbe vedere gli sprechi nelle mense scolastiche di ortaggi e frutta e le difficoltà degli insegnanti a far consumare ai propri alunni, o almeno provare ad assaggiare ciò che fa parte della “razione vegetale”.
Altro fattore che compare nell’insorgenza del peso in eccesso è la ridotta attività fisica e la propensione alla sedentarietà. Secondo quanto emerso dall’indagine ISTAT 2001 il 30% dei ragazzi dai 6 ai 14 anni passano almeno 2-3 ore incollati alla TV, il 21% circa 3-4 ore e un ragazzo su 5 ci passa addirittura più di 4 ore. L’equazione “più tempo si passa davanti allo schermo televisivo (ma può essere valido anche per giochi elettronici o computer) più il rischio di obesità aumenta” è comprovato: sempre secondo l’ISTAT tale rischio cresce esponenzialmente. Oggi tutto questo viene descritto come ambiente obesogeno.
Ultima considerazione sull’aspetto genetico: da quanto emerso recentemente da uno studio condotto da un’equipe di ricercatori statunitensi del Children’s Hospital of Philadelphia si è dimostrato che l’obesità è anche una questione di geni. Ma sono anche da considerare i fattori familiari: sempre un’indagine realizzata dall’ISTAT nel 2000 ha evidenziato come il 25% dei bambini e adolescenti in sovrappeso ha un genitore obeso o in sovrappeso, mentre la percentuale dei bimbi sale a circa il 34% quando sono obesi o in sovrappeso entrambi i genitori.
Le possibili soluzioni
Dato che l’alimentazione e la attività fisica incidono significativamente sul peso eccessivo,il sovrappeso e l’obesità si combattono con una dieta più equilibrata e una maggiore attività.
Tanto per capire quanto sia importante una variazione anche minima del peso sul miglioramento delle condizioni di salute possiamo citare i risultati dello studio pubblicato su Hypertension, organo ufficiale dell’American Heart Association: anche una modesta riduzione della massa corporea può produrre un notevole beneficio in termini di pressione nei bambini obesi. Per contro, un piccolo incremento nel BMI potrebbe esporre a un maggior rischio di ipertensione.
Come segnalato dallo stesso sito web del Ministero della Salute – e ribadito da tutti i medici e gli specialisti – “l’esercizio fisico è di fondamentale importanza per il bambino che cresce, in quanto, oltre a farlo dimagrire, lo rende più attivo, contribuendo a ridistribuire le proporzioni tra massa magra (tessuto muscolare) e massa grassa (tessuto adiposo).
Oggi la necessità di contrastare questa epidemia non deve più riguardare solo i medici (pediatri). Il problema è sociale e dovrebbe vederci tutti coinvolti.
Le soluzioni efficaci sono quelle multidisciplinari e bisogna necessariamente investire in cultura della salute.
La campagna per portare a fare più sport i nostri bambini è iniziata 20 anni fa’.
I risultati ci sono stati, oggi quasi tutti i bambini due o tre volte alla settimana fanno un’ora di attività (calcio; tennis; equitazione, nuoto, ecc.): ottime abitudini, ma purtroppo non sufficienti per contrastare l’epidemia di sovrappeso e obesità. Non allarmiamoci, ma riflettiamo non rimandando il problema a qualcun altro (scuola, famiglia, medici, ecc.). Tutti ne siamo coinvolti.
Come si vede dalla cartina qui sotto, in tutta Italia obesità e sovrappeso nei bambini tra 8 e 9 anni coinvolge almeno un bambino su quattro mentre al sud quasi un bambino su due è sovrappeso o obeso.
Riflettiamoci su…
Purtroppo tre o quattro ore la settimana di sport non sono sufficienti ad incidere. Perche?
La settimana ha 168 ore, tolte otto ore di sonno giornaliere ne restano 112 settimanali attive. Quattro o cinque ore di sport corrispondono solo al 4-5 % delle ore a disposizione: come aumento della spesa energetica è ininfluente!!!
Interroghiamoci sul nostro sistema e qualità di vita, sulle nostre città, sulla nostra scuola: arriveremo così a concludere che un bambino, oltre a fare sport, deve giocare 3-4 ore al giorno (gioco fisico con amici). Solo così si incontra una spesa energetica sensibile.
1 Gli impegni della scuola permettono movimento?
2 Le nostre città sono attrezzate per compierlo?
3 Le famiglie ne sono consapevoli?
Non vi sono soluzioni pronte ma dobbiamo tutti apportare il nostro contributo. In Italia ci sono migliaia di Laureati in Scienze Motorie -disoccupati o quasi – in possesso di tutti i requisiti utili a dare un buon contributo in risposta a questo problema, ma le istituzioni non lo agevolano.
Non scordiamoci dell’alimentazione ma ricordiamoci che non serve dire solo cos’è giusto. Serve passare all’azione con efficacia.
1 Perchè i ragazzi non mangiano frutta e verdura?
2 La scuola, i media le famiglie promuovono queste abitudini o fanno esattamente il contrario?
Infine, ma non per importanza, ricordo che la letteratura scientifica ha chiaramente dimostrato che la “dieta” intesa come restrizione calorica ha messo in luce molti limiti. Un chiaro esempio viene dal fatto che negli anni Ottanta gli italiani consumavano circa 3000 kcal a testa, agli inizi degli anni Duemila le calorie pro capite introdotte sono scese a 2200 kcal e – ahimè! – sovrappeso ed obesità sono chiaramente aumentati…
Serve mangiare meglio, certamente, ma pensando ai nostri bambini serve trovare soluzioni.
Questa è una vera e propria epidemia con cui dovremo fare seriamente i conti nel futuro. Perciò credo che per contrastare questa tendenza dovremo lavorare in team dove noi professionisti dell’esercizio fisico collaboreremo con le famiglie e con i vari medici di pertinenza (nutrizionisti, medici dello sport, psicologi ecc.), superando quella sgraditissima arroganza che ognuno di noi mette davanti a se pensando di essere il professionista indispensabile o più importante per risolvere il problema.
Tante parole, ma pochi risultati per ora…
Sono molto attivo in questa direzione e quindi fiducioso. Spero che un giorno avremo le istituzioni dalla nostra parte. Lo vedo come un sogno, mentre credo che le persone siano pronte per partecipare ad una disponibilità sociale collettiva.
A noi spetta mettere a disposizione la nostra cultura, oggi più che mai un Dovere per chi come me si occupa di Salute!!!
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