Il mal di schiena ed in particolare la lombalgia  è di certo tra gli argomenti più dibattuti in ambito sanitario visto l’impatto sociale non indifferente. Si dice sia la prima causa di astensione dal lavoro e alcuni dati ricavati da uno studio condotto da una fondazione europea denominata “Work” attestano che in tutta Europa la lombalgia cronica e i dolori muscolo-scheletrici comportano addirittura una spesa di 240 miliardi di euro. Si parla di 100 milioni di persone colpite dal fenomeno.

Lo studio riporta l’attenzione a tutti i livelli sanitari ma fissa, come determinante per la riduzione dei costi, il tempestivo intervento al problema e sensibilizza tutto il settore sanitario verso la correzione delle posture in ambienti di lavoro. Si ipotizza addirittura l’utilizzo di software che direttamente dalla web-cam mandino feedback al lavoratore così da correggerne la postura. Per quanto se ne dica, di evidenze su quale terapia sia efficace e risolutiva ce ne sono poche. Emerge un quadro molto complesso dove sembra che alcune tra le più efficaci strategie per la lombalgia cronica siano la terapia manuale, i massaggi, l’agopuntura, la terapia cognitivo-comportamentale e l’esercizio fisico. Ma quale?

La letteratura ci viene in aiuto facilitando alcune considerazioni. Voglio citare lo studio condotto presso il San Raffaele che prende in esame un discreto numero di pazienti sottoposti ad un periodo di training dal quale sono emerse indicazioni molto interessanti. Veniamo allo studio: 79 pazienti sono stati randomizzati e assegnati a 2 gruppi diversi. Un gruppo, quello sperimentale, ha eseguito esercizi di equilibrio del tronco oltre ad esercizi standard di flessibilità del tronco. Il secondo gruppo di controllo ha eseguito esercizi di potenziamento in aggiunta agli esercizi tronco standard di flessibilità.

Entrambi i gruppi hanno svolto complessivamente oltre 5 settimane di lavoro con frequenza settimanale iniziando la sedute di training con 15 minuti al tapis roulant. Successivamente svolgevano entrambi 30 minuti di allungamento muscolare e di flessibilità, esercizi per la colonna vertebrale e degli arti inferiori in vari distretti corporei (Vedi tab esercizi 1)

tab esercizi 1

Il gruppo di controllo ha eseguito 15 minuti di rinforzo muscolare isotonico attraverso l’ausilio di macchine facendo esercizi per gli arti e il tronco.( Vedi Tab tabella esercizi 2)

tab  esercizi 2

Al contrario, quelli del gruppo sperimentale hanno svolto 15 minuti di esercizi di equilibrio del tronco, quello che oggi va tanto di moda chiamare core-stability. (vedi tab esercizi 3)

tab esercizi 3

Gli esercizi di flessibilità generale condotti da entrambi i gruppi erano indirizzati alla colonna vertebrale e sono stati eseguiti in posizione supina, prona e seduta. Ogni esercizio è stato eseguito 10 volte. Gli esercizi invece condotti dal gruppo sperimentale prevedevano un progressivo grado di difficoltà, ovvero ad ogni posizione proposta che veniva correttamente mantenuta ne seguiva una più complessa.

La progressione in difficoltà degli esercizi si basava sulla modifica della base di supporto (supporto rigido o morbido) e chiedendo ai partecipanti di chiudere gli occhi o spostare la testa o gli arti superiori. Gli esercizi sono stati introdotti in ordine di difficoltà crescente, su misura per la capacità di ciascun partecipante e ogni esercizio è stato eseguito per 2 o 3 minuti. Se un partecipante si lamentava anche di un leggero aumento del dolore alla schiena, l’esercizio veniva interrotto e sostituito con un altro.

I due gruppi sono stati valutati all’inizio e alla fine ottenendo risultati significativi. Sono state usate apposite scale di valutazione del dolore. Si è indagato la ricorrenza all’utilizzo di farmaci ed è stata proposta una serie di prove successive al periodo di training per valutare anche il grado di disabilità attraverso la richiesta di mantenimento della posizione seduta, in piedi e dopo l’esecuzione di una rampa di scale. Il gruppo che ha sostenuto gli esercizi di stabilità del tronco, che necessariamente hanno coinvolto aspetti di propriocezione, è quello che ha ottenuto maggiori miglioramenti, non molto evidenti sulla base del dolore, ma significativi sull’esecuzione di compiti che valutassero la disabilità.

Ho avuto il piacere di ascoltare l’esposizione di questa ricerca direttamente dal suo primo autore, Roberto Gatti Fisioterapista del San Raffaele, che ha esposto lo studio in modo brillante e molto chiaro. Sull’argomento segnalo che ci sono altri lavori che rinforzano l‘argomento e indirizzano le strategie di training mirate a contrastare il mal di schiena cronico. Taluni portano a riflessioni e spunti interessanti, in particolar modo alcuni lavori mettono in luce che l‘utilizzo di superfici instabili non fa aumentare l‘intensità di contrazione muscolare, ma piuttosto la riduce, smentendo alcune posizioni e diverse affermazioni che si sentono nel mondo del fitness, spesso divulgate senza effettiva analisi del lavoro proposto.

La progressione della difficoltà dell’esercizio di instabilità necessita una gradualità personalizzata, in modo particolare anche gli esercizi definiti appunto di core-stability hanno bisogno di una periodizzazione appropriata. Alcuni studi elettromiografici evidenziano che spesso nei lombalgici cronici i tempi di attivazione muscolare sono più lenti rispetto a coloro che non presentano lombalgia cronica. Anche per questo la propriocezione diventa elemento elettivo che deve precedere gli esercizi di core-stability che peraltro vanno adattati sempre dopo una valutazione posturale accurata.

Studiando osteopatia devo dire che gli stimoli di approfondimento nella valutazione posturale di ogni soggetto sono diventati essenziali al buon conseguimento dei risultati. Fondamentale è stato trasferire al mio staff questi concetti per scegliere correttamente gli esercizi delle persone che a noi si rivolgono.

Un ulteriore lavoro evidenzia quanto la correzione della fisiologica curva lombare sia un significativo aiuto al miglioramento della postura documentato con pedana posturografica che  dimostra una miglior gestione del baricentro corporeo. Lo studio in questione suggerisce l’ausilio di un apposito corsetto che migliora la lordosi. E’ di fatto la conferma che il ripristino della curvatura lombare è uno degli aspetti più importanti nel lavoro con le persone affette da lombalgia cronica.

Concludendo con un pensiero personale voglio sottolineare come lo studio, la capacità di adattare l’esercizio sul singolo soggetto, la modalità con cui si accompagna il cliente durante il suo percorso di apprendimento motorio e la relazione con il medico sono caratteristiche essenziali per un professionista.  Non dovremmo mai dimenticare che la nostra professione include il ruolo dell’insegnamento. E’ in assoluto la professione elettiva in merito alla prevenzione più autentica, ecco quindi la necessità di essere professionisti duttili ricchi di idee.

Niente è più pericoloso di un’idea quando è l‘unica che si ha.

Emile Chartier

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