“Se lo puoi sentire e accogliere, allora lo puoi affrontare”.
Ci sono persone che vivono sentendosi bene, non che siano immuni alle malattie, ad ogni modo il loro organismo reagisce a queste rapidamente, trovando nel breve periodo una risoluzione o guarigione. Poi ci sono altre persone che sembra si ammalino frequentemente, quasi ci fosse una predisposizione in tal senso, a volte presentano una sintomatologia confusa, che non sempre trova facili spiegazioni, a tal punto dal volerle cercare al di fuori dai soliti recinti.
Esattamente così, scienziati e ricercatori, attraverso discipline come le neuroscienze affettive, psicologia dello sviluppo, teoria dell’attaccamento ed anche la mindfulness, hanno cercato di comprendere meglio cosa sono le emozioni.
Le emozioni influiscono su ciò che pensiamo, sulle decisioni che prendiamo, sulle risposte del nostro sistema immunitario, sulla biochimica del nostro corpo. Già da bambini le nostre emozioni sono determinanti per lo sviluppo del nostro cervello.
Neuroscienze, psiche e biochimica dialogano tra loro, creando interconnessioni tra corpo e mente e viceversa, restituendoci una consapevolezza molto importante, che le nostre scelte, le cose che pensiamo, in cui crediamo, la nostra stessa vita in sé, è molto più legata alle nostre emozioni di quanto riusciamo a immaginare. Non siamo
soltanto esseri pensanti, ma sperimentiamo il nostro vivere mettendo il cuore come essenza della nostra esistenza.
Possediamo un cervello emotivo che è strettamente e continuamente connesso ad altri cervelli presenti nel nostro corpo, quello del cuore e dell’intestino, e che si interpone anche col nostro sistema nervoso e le nostre risposte immunitarie.
Molto di ciò che sappiamo oggi attraverso le scienze delle emozioni ridimensiona quelle che possono essere delle convinzioni radicate, in un cambiamento di ciò che è la nostra relazione interna. In base alle nostre emozioni avremo sensazioni spiacevoli o addirittura straordinarie in questo nostro dialogo interiore, nonostante i fatti o eventi inaspettati, che a volte incrociamo nel nostro cammino.
Eventi traumatici, come abbandono, lutti, possono essere devastanti e imprimersi nel profondo, nello stesso tempo, esperienze emotive riparatorie possono agevolare un rinvigorimento della nostra energia vitale.
Tutti i giorni abbiamo a che fare con i nostri sentimenti, ma non tutto questo sentire è per noi consapevole, ad ogni modo tanto più riusciamo a rimanerne in contatto, quanto più benessere riusciremo a sentire.
La realtà ci porta spesso a fare tutt’altro, a mentire a noi stessi, a raccontarci un mucchio di bugie sulle cose che non vanno come vorremmo. Queste bugie sono spesso le spiegazioni per cui alcune terapie non funzionano, nonostante le eseguiamo alla lettera non portano ai benefici sperati.
Preferiamo, o quanto meno tendiamo a pensare che sia la cosa più semplice e rapida, mettere a tacere il malessere e placare la sintomatologia del nostro corpo con qualche medicina, perché diamo meno importanza a cosa sentiamo in quel momento rispetto al fatto di dover essere prestanti al lavoro, al dover sempre fare andare bene le cose, a quello che si aspettano gli altri da noi.
Ma se ci sforziamo di mettere a tacere il nostro sentire finiamo per allontanarci da noi stessi. Le emozioni si sprigioneranno in noi, a volte sotto forma di infiammazioni cutanee, o gastrite, o insonnia. Ma fino a quando ci soffermiamo soltanto sul perché avvertiamo questa sintomatologia, senza realmente ascoltarla, non cambierà molto.
Siamo tutti esposti a fattori stressogeni, davanti a questi il nostro organismo attiva le stesse risposte fisiologiche degli animali, con una differenza, non riusciamo a disattivarle con la stessa velocità, perché sfuggiamo al nostro sentire andando in difesa. Mascherare quelli che sono i nostri sentimenti in certe situazioni può tornarci utile, ma se diventa una costante, a pagarne le conseguenze sarà la nostra autenticità, la nostra gioia, e finirà per sollevare la comparsa di alcuni sintomi.
La Dottoressa Poli da – Le emozioni che curano- afferma che “la neurofisiologia delle emozioni ci ha mostrato che sintomi somatici associati a disturbi emotivi non derivano dalle emozioni, ma dalle difese a esse e da come viene scaricata sul soma l’ansia. Se non possiamo sentire quello che proviamo, non lo possiamo neppure pensare, e alla fine sono gli organi a doverlo sentire e pensare per noi.”
Anche Seligman sostiene che più che gli eventi stressanti che ci accadono, ad aumentare il rischio di malattia è il modo in cui li interpretiamo.
Stiamo bene quando possiamo costruire, creare, questo è possibile se sappiamo cosa vogliamo, e lo sappiamo perché lo sentiamo. Ci avviciniamo a una guarigione quando viviamo una vita che ci somiglia in cui recuperiamo la possibilità di amare.
Nasciamo già muniti di capacità di agire nella vita, è una forza naturale e creativa. Non vuol dire che saremo immuni al dolore, alla malattia, alle separazioni o ai lutti, vuol dire
vivere la propria vita a pieno senza nasconderci.
La differenza tra quelle persone che si ammalano più frequentemente, e le altre sta in questo, nell’attitudine a saper stare nel dolore, coltivando la capacità di accogliere emozioni profonde. Secondo la Teoria Polivagale di Porges queste persone hanno un sistema nervoso che si è rafforzato in maniera più regolata, e utilizza percorsi di risposta migliori.
Dolore e sofferenza durante il nostro percorso di vita sono inevitabili, riuscire a mantenere il cuore aperto ci solleva dalla sofferenza che scaturisce quando cerchiamo di evitare quell’esperienza, questo può cambiare completamente la qualità della nostra vita.
Fonti: Le emozioni che curano – Erica Francesca Poli / Vivere Momento per Momento John Kabat-Zinn
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